"John F. Kennedy ha detto che nella vita il coraggio è una meravigliosa fusione di trionfo e tragedia... un uomo fa quello che deve... ma è più facile vedere quello che vogliamo vedere piuttosto che cercare la verità, tu pensi di conoscermi ma non è così, questo significa che non sai cosa sono capace di fare, tu mi vedi come una ragazza brillante che ha tutte le risposte, ma non è cosi... forse non sono così responsabile come tutti credono, ma cercherò di migliorare le cose... e quando faccio uno sbaglio, perchè ammettiamolo... capita a tutti... ti prometto che ti chiederò aiuto... non posso farlo da sola... ma se tu mi darai una possibilità, allora insieme potremmo fare grandi cose... ti prometto che se crederai in me troverò il coraggio di realizzare tutti i tuoi sogni... "

-Brooke Davis, "Candidata alla Presidenza" 2x13

martedì 25 settembre 2012

Magic Mike: La tempesta ormonale prima della fine del mondo.

Ok, calma.
Prima di iniziare questo post, devo fare una premessa: stiamo parlando di maschi, di tanti bei maschi a dirla tutta. Fra questi, non ce n'è uno che è più figo dell'altro, il livello di gnoccaggine è molto elevato ma...attenzione signore, c'è un ma: fra questi sei o sette figoni, ce n'è uno che ha rubato il mio cuore ormai tanti anni or sono; il suddetto risponde al nome di Channing Tatum e questo farà sì che io non sia molto lucida nella stesura di questo post. Ma proviamo ad iniziare con calma.
Dunque, il 21 settembre, che non sembrava arrivare mai, è finalmente uscito al cinema "Magic Mike", il film più atteso da tutta la popolazione femminile mondiale. O meglio, è uscito in Italia perchè nelle altre parti del mondo è stato presentato prima, quindi noi povere italiane abbiamo dovuto evitare di cedere alla tentazione di scaricare torrent in lingua straniera e armarci di pazienza e aspettare. Comunque, tornando a noi: io e la mia migliore amica, frementi, siamo andate la sera della prima. Vi dico solo che siamo arrivate 45 minuti prima dell'inizio del film e c'erano solo 37 posti rimasti. Inutile dirvi che il cinema è uno dei più grandi in città.
Non appena entriamo in sala, capiamo subito l'andazzo: tutte donne, di svariate età, che lanciavano urletti entusiasti: c'erano quelle più attempate che non vedevano l'ora di rifarsi gli occhi e fare la differenza con i loro marito dal ventre rilassato; ragazzine pronte a strapparsi i capelli per Alex Pettyfer -che Dio lo benedica- e venticinquenni (me) single con l'intenzione di capire perchè il destino ha voluto riunire cotanta roba in un film e lasciare a noi povere comuni mortali tizi non meglio identificati che di figo non hanno nemmeno il nome.
Comunque, dopo i soliti venti minuti abbondanti di pubblicità e trailer, finalmente inizia il film. E secondo voi come può iniziare un film di spogliarellisti? Ma col bel culetto sodo di Channing, esattamente nudo come mamma l'ha fatto, in primo piano. Il pubblico in sala è esploso in un caloro applauso; ne ho sentito uno simile solo quando Jacob, il lupacchiotto di Twilight si è tolto la maglietta per soccorrere Bella Swan. 
La trama sembra buona per i primi trenta minuti, o meglio, sembra quella tipica delle commedie americane che a me piacciono tanto: un Channing mai stato così in forma, sfoggia canottiera bianca mostra-spalle-e-bicipiti; un paio di Timberland che sembrano calzare ancora meglio a chi è un figo senza paragoni come lui e pantaloni che valorizzano il suo punto vita stretto e ben allenato. E' poco dopo che entra in scena Pettyfer, un cucciolo indifeso rispetto a Channing, che fa pure la parte dello sfigatello -e secondo me resta tale per tutto il film- ma che è altrettanto piacevole alla vista, tanto che la mia amica mormorava: "e su, e spogliati e facci vedere che sai fare, cucciolo!", giusto per farvi capire.
Un Matthew McConaughey quarantenne che è sempre delizioso da guardare ha esaudito la sua richiesta e poco dopo il bell'Alex si rtrova a denudarsi sul palco "sverginandosi" come spogliarellista e ficcando la lingua in bocca a una tizia che festeggiava i suoi 21 anni. Neanche a dirlo, la mia amica che farà il compleanno a metà ottobre, ha detto che festeggeremo in uno streap-club! Come darle torto?
Andando avanti con i minuti però, la trama non scorre poi tanto facilmente, la storia diventa piuttosto inconsistente e prima che la protagonista femminile si affacci realmente sulla scena, passa più di metà film. Che poi, diciamocela tutta: l'attrice che hanno scelto per fare la ragazza che farà decidere a Mike cosa fare della sua vita, potevano pure sceglierla un tantino meglio. Non parlo solo del lato estetico, che comunque lascia molto a desiderare (la solita stampella secca e senza una forma, biondina) ma proprio al livello di recitazione: ha il muso lungo per quasi tutta la recitazione, tanto che sarebbe stata perfetta per sostituire Kristen Stewart o fare la sua gemella bionda in qualche film.
Insomma, stai interpretando la sorella di Pettyfer, la ragazza che entra nelle grazie di Tatum e hai quel muso? Figlia mia, che faresti se fossi costretta a passare le tue giornate con sfigati venticinquenni universitari che non saranno degli gnocchi nemmeno nella loro prossima vita?
Io queste tipe che hanno la fortuna di fare un lavoro del genere e tengono pure il broncio, proprio non le capisco!
La storia di fondo -quella del tormento di Mike per la vita che sta conducendo e l'impossibilità di realizzare il suo sogno- si blocca ad un certo punto e tutto procede e finisce completamente senza senso; Ora, io capisco che gli spogliarelli sono magnifici,ovviamente, ma forse serviva anche una trama più consistente dietro, uno svolgimento meno lento e più approfondito, invece di una fine chiaramente affrettata e una storia di amicizia lasciata in sospeso. Non voglio anticipare nulla a chi ancora non ha visto il film e potrebbe accidentalmente leggere questo post ma non ho ben capito che fine fa Pettyfer in relazione alla sua amicizia con Mike e anche nella storia "d'amore" con la tipa mezza tossica; come Mike si innamori miracolosamente di Brooke -la protagonista musona- dopo averla vista sì e no quattro volte in tutto e soprattutto perchè, se lui era innamorato della tizia bisessuale, non hanno approfondito quell'aspetto, invece di fare che lei lo scarica (anche qua, devono spiegarmi come si fa a lasciare uno come Tatum, che tra l'altro, nel film. è pure bravo a letto, per uno sfigatello qualsiasi che ti porta solo fuori a cena) e lui due giorni dopo si scopre innamorato della sorella dell'amico? Evviva i cliché, insomma!
Quindi, posso tranquillamente affermare che la storia del film non sussiste. Bocciata completamente.
Ora però consentitemi di spendere due paroline su tutto il testosterone che si sprigiona da quel film: io amo perdutamente Channing, mi piace il suo modo di sorridere, con le fossete ai lati della bocca e anche il suo modo di camminare; balla come non ho mai visto nessuno ballare l'hip hop ed è l'unico ad indossare una canotta bianca come Cristo comanda, semza sembrare un idraulico rumeno con la pancia alcolica. Ha degli obliqui che sembrano scolpiti da Michelangelo e come se non bastasse è anche innamorato e fedele: è sposato da anni ormai con Jenna Dewan, la protagonista di Step Up, film che ha fatto scoccare la scintilla fra i due. Poi dici perchè vuoi fare l'attrice da grande?
Alex Pettyfer. Bene, sebbene io non sia completamente convinta su di lui (un pò come per Ryan Gosling, fondamentalmente), si vede che il ragazzo ha delle qualità. E' ancora piccolino, certo e ha il naso che gli deturpa un pò il viso, soprattutto non sono convinta della sua recitazione nel film ma che Dio lo benedica, ecco. Non è che farei tanto la difficile se mi chiedesse di uscire, sapete? :D
Matt Bomer e Manganiello sono imbarazzanti, dico sul serio. Soprattutto quest'ultimo che io avevo già particolamente apprezzato i One Tree Hill, devo dire che sarebbe in grado di sodisfare tutti i sogni a luci rosse di ogni donna. 
Quindi, smettendola di ragionare col sistema ormonale (che dal punto di vista medico non esiste, nda) possiamo parlare del film come della tempesta ormonale prima della fine del mondo del dicembre 2012, andate a vederlo se avete bisogno di credere che i fighi nel mondo ci sono ancora, ma non vi aspettate la storia dell'anno. Io voglio sperare che sia così poco sviluppato perchè stanno pensando ad un sequel ma ho i miei grossi dubbi in proposito.
La pillola per far risvegliare i sensi è sicuramente Magic Mike, ma se volete una storia da seguire, allora forse è meglio che restiate a casa e aspettiate che esca qualche altro film.
E...Channing, ti prego, lascia Jenna e sposa me!

sabato 8 settembre 2012

In principio furono 100 Colpi di Spazzola.



Arrivo in ritardo ma voglio farlo lo stesso: commentare il caso editoriale dell'anno è quasi un dovere, altrimenti -sapete come funziona- resti indietro e sia mai che ti lasci sfuggire un argomento succulento come questo. 
Molto bene iniziamo: quest'estate in spiaggia non ho fatto altro che vedere le donne di tutte le età con quel libro in mano, ragazzine pre-adolescenti discuterne e desiderare di trovare un uomo così, signore di mezza età che speravano di poter essere toccate dalla stessa fortuna. Ebbene, devo purtroppo dire che ho letto le tanto ormai famose "50 sfumature di grigio", oddio forse dire che le ho lette è troppo e tra l'altro, sarebbe pure una bugia perchè in realtà mi sono fermata alle prime cinquanta pagine del primo libro, continuando poi a saltellare qui e là di pagina in pagina per vedere fin dove la fantasia umana potesse spingersi. 
Oh sì, fantasia. E non perchè la trama sia particolarmente interessante, ben strutturata o whatever, bensì perchè l'autrice che è diventata ricca grazie alle pubblicazioni ha giocato di fantasia alal grande, facendo credere ciò che nella realtà non sarebbe vero neanche per sbaglio. E non mi riferisco al fatto che la protagonista firmi un contratto per fare del sesso sadomaso, perchè nel mondo di oggi, dove la crisi regna sovrana e la disoccupazione è all'ordine del giorno, ci potrebbe anche stare che qualche disperata accetti di farsi pagare per delle manette e dei tacchi a spillo da conficcare nella schiena del partner, ciò che sfiora la fantascienza è: prima di tutto che la ragazza in questione è vergine prima di incontrare Mister Gray (che, voglio dire, si chiama come quello della Coloreria Italiana, eh! Questo la dice lunga sul suo charme!) e lui ha delle doti da amatore da far impallidire il Rocco Siffredi degli anni di fuoco, visto che riesce a provocarle un orgasmo semplicemente sollazzandole i capezzoli; secondo poi, no dico... Mettiamocelo un cliché! E' sempre la solita improbabile storia della sciapetta sfigata brutta che nella vita reale non guarderebbe nessuno che invece fa impazzire il multimilionario ricco e pervertito che "non fa l'amore, fotte senza pietà". Cristo santo, tu hai dei problemi di edonismo, figlio mio!
Che personaggio è uno che ha lo spessore di un cubetto di dado, affascinante quanto un topo morto e che parla in un modo del genere? Cioè, puoi essere bello quanto vuoi ma ad una frase del genere qualunque donna dotata di un apparato riproduttore normale diventerebbe frigida all'istante!
Il cliché comunque è evidente anche nel linguaggio: le farfalle nello stomaco sono all'ordine del giorno, neanche avesse un nido di larve nello stomaco (il che sarebbe pure raccapricciante, a dire il vero); le gambe molli come fossero un budino sono ripetute fino alla nausea e altri milioni di metafore in cui paragona parti del corpo al mondo della zoologia o dell'arte culinaria. E con "parti del corpo" intendo anche zone erogene e limitrofi. Fate voi due calcoli e tirate le vostre conclusioni.
Ma non finisce qui, infatti la trama è liberamente ispirata ai due personaggi principali di Twilight, in quanto originariamente la cara James nasceva come "scrittrice" di fanfiction. Ora, ci manca solo che Mr. Gray sbrilluccichi al sole come Edward-Trilly e che Anastasia abbia la stessa faccia da topo morto di Bella Swan, poi praticamente abbiamo la stessa caratterizzazione dei protagonisti. Un applauso per l'originalità.
A questo punto mi chiedo anche come mai delle trecentocinquanta storie che seguo sui Efp e su Fictionpress non ne sia mai uscita neanche una in libreria; io stessa ho scritto robe su Pattinson (ahimé, abbiamo tutti scheletri nell'armadio e si deve pur cominciare da qualche parte) che -non per falsa modestia- sono scritte meglio. Sì, perchè il problema della James -uno dei tanti, a dire il vero- non è soltanto il fatto che abbia delle trame scarse e poco credibili (mi sono fatta raccontare le Sfumature di Nero e Rosso, nda) quanto anche il fatto che la sua grammatica lasci molto a desiderare. E' scritto male, è la morte della traduzione inglese-italiano, la fine di anni di letteratura, il rivoltamento simultaneo di Jane Austen, Edith Wharton, Emily Bronte e Louisa May Alcott. E cito solo quelle inglesi-americane perchè la suddetta "autrice" è americana.
Inoltre, dobbiamo per forza di cose e per dovere di cronaca ricordare che questa mania di scrivere di gioielli di famiglia che svettano come fari in mezzo alla tempesta (ormonale), di festini a luci rosse e di capezzoli come pomelli dei cassetti ebbe inizio parecchi anni or sono, con la nostrana cara e vecchia Melissa P. 
In principio infatti, furono i 100 Colpi di Spazzola prima di andare a letto a far discutere e ad accendere il desiderio sessuale di tutte le adolescenti italiane che speravano di perdere la verginità essendo brutalmente maltrattate dallo stronzo di turno, che continua a muoversi su e giù mentre lei praticamente sta morendo di dolore e viene deflorata nel modo peggiore; capendo poi che l'amore fa schifo e avendo ormai perso l'innocenza, decide di darsi alla pazza gioia e perde il conto di quante volte si spoglia e vede gioielli di famiglia nudi. Ora, per quanto improbabile fosse la scena dell'orgia che la Melissa P. ci descrive, io -che lessi all'epoca il libro e che giurai a me stessa di non farlo mai più- almeno ci ho trovato una trama che poteva essere plausibile. La prima sconfitta d'amore con conseguente abbandono ai piaceri della carne, per quanto acrobatici e zoccoleggianti, poteva essere anche accettata considerando che l'autrice era ancora minorenne e cresciuta nella provincia siciliana quando ha avuto la fortuna di incappare nell'editore che ha deciso di pubblicarla, mentre la Signora James pare abbia una nobile carriera di moglie e madre. A questo punto quindi, considerate le descrizioni delle scene di sesso che da nel libro, mi chiedo che rapporto abbia con suo marito e se non abbia fatto i suoi figli in provetta. A proposito di questo poi, mi viene da chiedere se un giorno i suoi figli le chiederanno di leggere il best seller dell'anno: come glielo spiega che in realtà l'orgasmo non si prova soltanto con una semplice strizzatina delle tette e la punizione se una non rispetta i patti non è facendo ancora più sesso? Dove li lasciamo i valori di rispetto, delicatezza, complicità che ogni uomo che si unisce con una donna dovrebbe avere?
Ecco, è questa la cosa che più mi preoccupa del successo strepitoso di libri come questi: cosa arriva alle ragazzine che non hanno mai visto un ragazzo nudo? Quali aspettative creano Melissa P. e la James nella testa di una ragazza vergine? Perchè non raccontiamo di più le storie della vita vera, quelle in cui se sei bruttina e sfigata sarà poco probabile che un supermilionario ti scelga per fare giochi erotici anche perchè probabilmente la tua moralità non ne vorrà sapere; che se hai una deludente prima volta non devi per forza andare a regalarla come se non fosse tua le volte successive; che il corpo non è un oggetto di cui non prendersi cura e che si può comprare con un contratto con clausule assurde ma qualcosa che fa parte di noi, che va custodito e rispettato perchè è nostro. Non voglio fare la puritana, le delizie del sesso sono un piacere a cui tutti nella vita dovrebbero cedere e che dovrebbero sperimentare ma c'è modo e modo di far arrivare alle ragazzine l'idea di quanto sia bello lasciare che qualcuno scopra i nostri punti sensibili. Viviamo già in un mondo dove molto spesso si va prima a letto con qualcuno e poi si cerca di capire se ci piace o meno, dove le ragazzine a 12 anni hanno già fatto sesso orale, si sono già spogliate e si lasciano corrompere per molto meno di un contratto per sadomaso, quindi evitiamo di far scadere ancora di più quei valori che sono già messi a dura prova dai cervelli parlanti e starnazzanti dei concorrenti del Grande Fratello, la cui ambizione più alta è sculettare davanti a una telecamera.
Riprendiamo in mano i grandi classici della letteratura, facciamogli scoprire le bellezze di Netherfield, i paesaggi innevati di Cime Tempestose, facendogli conoscere anche eroine negative come Cathy ma spiegandogli che non si deve per forza troieggiare per avere successo.
Io non so davvero cosa abbia spinto la Mondadori a cadere così in basso pubblicando "50 Sfumature", non so nemmeno se è vero come dicono che ormai tutte le pubblicazioni sono legate alle vendite e l'unico scopo è fare soldi a scapito della qualità. Quello che so per certo è che se potessi mettermi davanti ad una libreria a distrubuire volantini con su scritti i dieci buoni motivi per cui Moccia (e attenzione, anche qui ne avrei da dire non poche!) è meglio della James, lo farei subito, anche a costo di sprecarci tempo e energie.
Come andranno le cose più avanti e dove andremo a finire davvero non lo so, quello che posso dire per certo è che forse dovremmo diffidare dei titoli che iniziano coi numeri.

giovedì 2 agosto 2012

Non avrai 15 anni per sempre quindi ora puoi tirare un sospiro di sollievo



Due pomeriggi fa, presa da una botta di caldo e ancor di più di noia, tra un bicchiere di succo d'A.C.E. che fa bene alla pelle e una soffiata di ventilatore per non morire assiderata, in un momento di massimo masochismo, ho deciso di tirar fuori dall'armadio una scatolona piena, piena di tante belle foto degli anni passati. 
Attenzione: quando dico anni passati mi riferisco a quasi qundici anni fa, o ancora prima, quando ero solo una piccola bambina, ignara dei colletti che sua madre le faceva indossare sulle camicette. 
Insomma, guardando quelle vecchie foto mi sono resa conto che: prima di tutto, è stata una fortuna che gli anni '90 e la loro terribile moda siano finiti già da tredici anni, perchè se adesso i colori fluo e i leggins non sono affatto il massimo dell'abbigliamento, vi assicuro che abbiamo vissuto momenti peggiori. 
A cosa mi riferisco? 
E' presto detto: avete presenti voi, le orribili camicette di seta con delle spalline che sembravano l'armatura dei giocatori americani di football? I jeans a vita alta che, per carità, vanno di moda pure adesso ma che allora ti facevano sembrare il Ragionier Ugo Fantozzi? Coraggio, serve soltanto un pò di sforzo di memoria, poi sono sicura che anche voi riuscirete a ricordare l'orrendo cappotto che era appeso nell'armadio di vostra madre, quello che a dieci anni vi sembrava così bello e sareste tanto volute essere già grandi per poterlo indossare ma che a guardarlo oggi -col senno di poi - in realtà altro non è che un sacco con delle maniche, che non cade nemmeno tanto bene. Erano gli anni '90, gli eredi dei non meno discutibili '80, quando Brenda Walsh sfoggiava una frangetta gonfia e abitini fantasia che avrebbero fatto rivoltare Coco (pace all'anima sua!) nella tomba e camminava gioiosa e innamorata per Beverly Hills, sospirando al passaggio del bel Dylan. 
Ma non è finita qua: a quindici anni, la riga in mezzo dovrebbero vietarla per legge! E non importa se hai la fronte alta o meno, se forse staresti meglio con una frangia oppure no, tutte durante il periodo delle Spice Girls, abbiamo avuto la riga in mezzo, ci siamo fatte la coda lasciando quelle due fottutissime ciocche scenderci davanti agli occhi e soprattutto: credevamo di essere belle. 
Oddio, già che ci sonodevo anche benedire la gentilissima estetista che quel giorno guardandomi mi ha detto: "Sdraiati che ti depilo le sopracciglia", altrimenti adesso sarebbe un problema grave, tanto quanto il passarmi lo smalto sulla mano destra, col solo aiuto della sinistra. 
Insomma, come potevo pretendere di risultare carina allo sguardo di qualche bel maschio in tempesta ormonale, se dopo dieci anni -ahimé- mi guardo da sola e mi chiedo come io abbia fatto a pensare anche solo ad uscire di casa? 
L'idiota che ha detto che l'adolescenza è il periodo più bello andrebbe preso a calci nel sedere ripetutamente, finchè non si ritrova con le natiche blu. 
Gli anni '90 sono stati il buco nero del buon gusto, il MedioEvo della moda e la rovina per chi come me è stata costretta a viverci l'adolescenza. Insomma, indossavamo scarpe con dei carroarmati di gomma solo perchè cinque tizie inglesi cantavano "Wannabe" su un pullman con la Union Jack!  
Anche i miti che sognavo di sposare a quindici anni, col tempo sono stati ridimensionati: Leonardo Di Caprio è diventato meno alto delle aspettative e sicuramente con la faccia più paffuta di quando ha recitato in "Romei+Juliet", ruolo per cui io avevo anche deciso di tradire Nick Carter dei Backstreet Boys, mio amore incontrastato. Che fine a fatto lui? Oh beh, dopo essere ingrassato di almeno venti kili, come vuole la tradizione americana, aver avuto problemi di alcol e aver perso una sorella per droga ha continuato a cantare con i Backstreet Boys che ormai però hanno perso il loro momento di gloria e non se li fila quasi più nessuno. Me compresa ovviamente.
Gli anni '90 sono stati anche quelli degli Oasis, quei fratelli Gallagher che io amo e che mi fanno chiedere perchè i Backstreet Boys ancora girino, mentre loro non fanno che litigare. Ma insomma, un pò di giustizia!?!
Le Barbie negli anni '90 avevano le braccia o perennemente piegate all'altezza della vita, o perennemente allungate, con quale utilità non ci è dato di sapere, mentre ora o sono snodate o sono meccaniche, hanno meno tette e più fianchi, hanno sempre un discutibile punto vita troppo stretto e soprattutto sono super-accessoriate. Tant'è che le mie vecchie Barbie, supersiti nell'armadio e che tengo come cimeli, sembrano le sorelle barbone di quelle moderne. Che disgrazia, anche loro hanno subito la sfiga degli anni '90!
Ci ho passato praticamente tutto il pomeriggio, curva su quelle foto a disperarmi per come mia madre osava mandarmi in giro: ora è super-critica, quando mi vede con qualcosa che non le piace non ci mette molto a dirmi di andare a cambiarmi che è meglio e invece a quindici anni lei mi lasciava uscire con le New Balance ai piedi, i jeans a vita altissima e un magliettone largo con la stampa di Titti e Silvestro davanti (che uso ancora oggi ma ha la funzione di pigiama); diamine dov'è il tuo spirito critico mamma, quando ho bisogno di lui??
Poi però, succede anche che, mentre ti perdi tra i ricordi e quelle risate imprigionate nella carta, ripensi anche a quanto erano spensierati quegli anni, a quei primi amori per cui sentivi stringerti lo stomaco, a quei pomeriggi passati nel cortile fra i palazzi, mano nella mano con la cotta di turno (la mia si chiamava Simone, ndr), alle partite a pallone coi ragazzi, alle occhiate di intesa con le tue amiche, quelle che ancora oggi fanno carte false per uscire con te anche se non possono e per esserci il giorno del tuo compleanno, anche se hanno mille impegni e se nel corso del tempo ci siamo perse e ritrovate altre mille volte; guardi quanto eri piccola e quanto eri felice, anche con le meches arancioni e l'acconciatura alla Laura Pausini.
Gli anni '90 hanno sicuramente fatto schifo ma tu non avrai quindici anni per sempre, quindi ora puoi tirare un sospiro di sollievo.

sabato 14 aprile 2012

Era una notte stellata quella del 14 Aprile 1912.



Era una notte stellata ma senza luna; non c’era vento solo qualche banco di nebbia; il mare non era mai stato così calmo, nel Golfo di Terranova, vicino alla Groenlandia, nemmeno un’onda.
Il presagio era chiaro: tutto andava storto, visto che quei tre elementi mancanti erano tutto quello che serviva per identificare un iceberg.
La città galleggiante, progettata e costruita un anno prima a Belfast, procedeva a tutta velocità, perché chi l’aveva finanziata, disegnata e costruita aveva detto di battere un nuovo record: oltre che la più grande e la più bella del mondo, sarebbe stato bello che se ne parlasse anche per quanto fosse veloce.
Arrivare a New York con ventiquattr’ore di anticipo avrebbe fatto del Capitano Smith un eroe senza tempo, che lo avrebbe iscritto per sempre nell’album della storia.
Nessuno sapeva che tutti ci sarebbero entrati lo stesso, loro malgrado.
Il nome della città galleggiante era evocativo: Titanic.
In realtà a ben pensarci, aveva già tutto il suo destino scritto in quel nome. La mitologia raccontava infatti che i Titani fossero i figli ribelli del Cielo e della Terra, Urano e Gea, che sfidarono il padre e conquistarono il potere. Zeus però riuscì a domarli e la loro prepotenza venne punita: inabissati nelle viscere della Terra, sotto l’acqua per l’appunto, per non riemergere mai più.
Come se non bastasse già questa cattiva associazione, nel Novecento c’era un’altra macabra somiglianza: “Titan” era infatti il nome di un transatlantico fittizio, nato dalla penna di Morgan Robertson, protagonista del romanzo intitolato “Futility”.
Sapete qual è la storia narrata nel racconto? Il “Titan”, nave britannica, affonda nelle acque dell’Oceano scontrandosi con un iceberg. Storia strana, eh?
Ma questa è solo una ridicola elucubrazione di gente maligna e superstiziosa; il Titanic infatti, punta di diamante della White Star Line e gemello di Olympic, era costruito per essere inaffondabile e Dio stesso non avrebbe potuto far sprofondare quel gigante dal profilo lussuoso ed imponente, che ospitava ogni classe di quella società mondiale che ben presto sarebbe stata sconvolta da una delle più terribili guerre novecentesche.
Se noi però vogliamo tornare ad essere cinici e –perché no – anche un po’ superstiziosi, dobbiamo considerare anche le altre nefaste vicende che caratterizzano il bel transatlantico: gli operai cattolici, che avevano lavorato alla costruzione della stella del mare nei cantieri di Belfast, si spaventarono notando che, leggendo al contrario il numero di serie della nave, si leggeva chiaramente “No Pope” (il numero era 390904, provate a leggerlo davanti allo specchio, ndr); il 10 Aprile poi, uscendo dal porto, il Titanic rischiò subito di travolgere una nave di linea. Il pericolo per fortuna fu scampato ma la paura non fu poca; inoltre, il coraggioso ed esperto capitano Smith durante la sua onorabile carriera dovette affrontare ben quattro incidenti navali, uno dei quali portò alla morte di tre uomini del suo equipaggio per uno scoppio delle caldaie, era il 1889 e la nave di cui era al comando era la Republic.
Ma siamo nel Novecento, il secolo delle grandi scoperte, quello in cui l’abilità dell’uomo è indiscussa, dove la scienza supera tutte le altre teorie: religiose, mitologiche, magiche.
Il Titanic è “il più grande oggetto in movimento mai costruito nella storia dell’uomo” e la sua divisione in classi rispecchiava perfettamente la società dell’epoca.
Cosa sappiamo della Belle Epoque? Poco e niente a dire il vero se ci si ferma a ciò che ci viene insegnato, perché a scuola non gli si da troppa importanza. Ma la società tra la fine dell’800 e prima della Prima Guerra Mondiale è caratterizzata dalla possibilità incredibile di far fortuna, vive in un clima di assoluta serenità, in cui non ci sono lotte o malcontenti, almeno in apparenza.
In realtà è quello che si chiama la quiete prima della tempesta, se si pensa a cosa sarebbe successo dopo soli due anni.
Ed è proprio questo che mi piace sottolineare: il Titanic secondo me, può essere visto proprio come la triste, tragica e orrenda parabola di quello che succederà di lì a poco. La società felice e spensierata sarà scossa e distrutta per sempre dall’iceberg della Guerra, che porterà morte, lutto e disperazione, sconvolgendo per sempre le vite di chi ha avuto la sfortuna di viverla.
Il naufragio della nave più affascinante della storia è, paradossalmente, il naufragio del mondo intero e non solo dei passeggeri che ebbero la sventura di comprare o vincere un biglietto per gli Stati Uniti sul Titanic.
Ciò che mi affascina della nave e della sua storia è molto di più della semplice e anche un po’ banale storia di Rose e Jack, che ha dettato la fortuna cinematografica di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet. Ci sono i racconti dei sopravvissuti che ho letto facendo ricerche sin dalla prima volta che ne ho sentito parlare; c’è il fascino di quella società perbenista eppure così corrotta moralmente da lasciare senza parole, che credeva che i soldi potessero comprare tutto, anche il cuore delle donne; c’è la storia di chi invece non ce l’ha fatta, milleduecento anime disperse nell’Atlantico, morte assiderate per colpa per lo più dei pregiudizi e dell’incapacità umana: le scialuppe in numero ridotto perché erano brutte alla vista e occupavano spazio nella società della bellezza estetica; una sola scialuppa che è tornata indietro a recuperare i dispersi in mare; gli avvisi iceberg – ben tre- bellamente ignorati per una supponenza e una superiorità che si addicono perfettamente al modo di pensare dell’epoca.
Poveri e ricchi sono comunque tutti in viaggio sulla stessa rotta, tutti con lo stesso intento: far soldi. Chi per cambiar vita, chi per continuare a condurla con un certo tenore. E allora potevi trovarti a passeggiare sul Ponte con Benjamin Guggenheim (sì, quello che da nome al museo di New York!) che non potendo viaggiare sulla Lusitania (di proprietà della Compagnia rivale della White Star) dovette optare per il Titanic, o a ballare una danza popolare insieme a italiani, lituani e irlandesi che viaggiavano in terza classe e che avevano pagato il biglietto 32 dollari, contro i 3100 della prima classe. Nuovi ricchi e vecchi poveri che si dividevano la nave dei sogni.
Mi affascina l’orchestra che ha suonato fino alla fine, per il puro gusto di farlo
o per senso del dovere e che ha visto l’acqua arrivargli alle caviglie, presagio chiaro della morte che li avrebbe presi; mi affascina il Capitano Smith, che aveva capito che sicuramente avrebbe concluso la sua carriera in modo eclatante, chiuso in cabina di comando, aspettando di andar giù con la sua nave, come vuole il codice della Marina (e come è stato purtroppo dimenticato da un certo furbetto di una nave del 2012, che è miseramente scappato da buon italiano, ndr); mi affascina il cuoco italiano della prima classe, con i suoi camerieri tutti connazionali e anche gli uomini dell’equipaggio, che lavoravano nelle caldaie e che lo fecero il più a lungo possibile anche dopo l’impatto con la montagna di ghiaccio, per garantire la luce e l’elettricità al gigante che aveva iniziato il suo irrimediabile declino verso gli abissi.
Era una notte stellata, senza un alito di vento e il transatlantico viaggiava in tutto il suo splendore, veloce e incurante dei pericoli: era bello da guardare quel dio titanico dallo scafo splendente che batteva ogni record e univa spazio e tempo, come voleva il manifesto futurista. Era l’immagine in movimento del secolo che stava arrivando, la descrizione perfetta di una società in ascesa (o forse in declino?), il simbolo perfetto della contraddizione, di una moralità falsa e poco resistente, che porterà l’armatore Ismay ad incoraggiare il capitano ad andare a tutta velocità per dimostrare la capacità del gigante e al tempo stesso a dimostrare la vigliaccheria di chi aveva partecipato alla sua creazione: Ismay sarà fra i primi a garantirsi la vita, salendo su una scialuppa di salvataggio, lasciando affondare il transatlantico e con esso anche la sua stessa coscienza e mille e più passeggeri.
Era una notte stellata e non c’era nemmeno la Luna, i cui raggi avrebbero riflesso sulle pareti bianche dell’iceberg; c’era la nebbia e la montagna di morte e ghiaccio spuntò come per magia a soli 450 metri dalla nave, che poteva frenare in uno spazio di 780.
Si navigava tranquilli, ci si augurava la buonanotte tra i membri dell’equipaggio, lo stesso Smith si ritirò in cabina poco prima dell’impatto. Tra i passeggeri, qualcuno ancora era nel salone centrale, altri si stavano cambiando nelle loro cabine per prepararsi all’ennesima notte in mare aperto, ma al calduccio sotto le coperte.
Ma l’infida montagna bianca, probabilmente arrabbiata perché quegli uomini superbi avevano ignorato la sua presenza, era lì e non lasciò tempo di far nulla: tutte le manovre risultarono insufficienti, lo schianto fu anche più subdolo. Nessun frontale, perché riuscirono a frenare ma non erano consapevoli della parte non emersa che li colpì, li ferì e li uccise.
Un rombo, un tuono, un tremore, qualcosa di indistinto e poco identificabile venne percepito da tutti i passeggeri del Titanic, che iniziarono a chiedersi cosa fosse successo, perché la nave si fosse fermata e perché venne ordinato loro di indossare i giubbetti salvagente.
Allarmi SOS furono lanciati subito, a cui solo quattro navi risposero e di cui solo una poteva arrivare in soccorso ma non prima di quattro ore. Al Titanic ne restavano solo due prima dell’affondamento: cinque dei compartimenti stagni si allagarono, con quattro si sarebbe mantenuta a galla. Non c’era modo di impedire che la nave andasse giù.
Il caos fu quello che ebbe la meglio in quei momenti: gente che cercava di accaparrarsi un posto sulle scialuppe, quelle stesse imbarcazioni considerate antiestetiche e sicuramente di numero insufficiente e che ora erano come un miraggio; l’equipaggio che non sapeva dove mettersi le mani e perse la testa; viscidi uomini d’affari che cercavano di salvare la loro fortuna, povera gente
di terza classe che avrebbe fatto la fine del sorcio, annegata completamente perché considerata la parte della società che non conta.
Due ore di delirio e paura, in cui il Titano dell’Atlantico imbarcò acqua, si innalzò, si piegò e si spezzò, come se volesse dimostrare a tutti che non fosse affatto inaffondabile: si sgretolò come fosse di paglia, si divise addirittura a metà e la prima trascinò giù con se anche la seconda, per separarsi solo successivamente e viaggiare a novanta nodi fino allo schianto sul fondo dell’Oceano, dove ancora oggi è visibile, corroso dall’acqua marina che lo ha reso quasi inaccessibile ormai.
Era una notte stellata, quella tra il 14 e il 15 Aprile del 1912 e furono proprio solo quelle stelle, oltre agli occhi increduli e spaventati dei passeggeri, ad assistere alla sparizione della nave del mondo.
Non so spiegare perché il Titanic mi ha stregata in questo modo. Forse per le sue contraddizioni, forse per lo spirito curioso e romantico (e non nel senso amoroso del termine) che mi ha sempre spinta a cercare, leggere, capire; fatto sta che se mi dicessero che ho l’opportunità di imbarcarmi e scendere negli abissi a largo della costa di Terranova, per poter andare a vedere quel relitto che evoca storie e fasti, non ci penserei due volte e salterei sul sottomarino per andare a vivere il Titanic, cento anni dopo.
Per dovere di cronaca e per amore del Titanic, devo aggiungere che la Carpathia, della compagnia rivale, arrivò quando il Titanic era già sparito nelle profondità portando sulla terra ferma i 711 supersiti, assistendoli e rassicurandoli, ammesso che si potesse dare sollievo a chi aveva perso tutto: soldi, amici, parenti, speranze, dignità e identità.
Era una notte stellata e tutto sembrava perfetto ma la storia del Titanic fu segnata per sempre.
Crollò la nave, crollò la Belle Epoque. Finirono le feste e la musica e arrivò la Guerra.
Era una notte stellata e il destino del mondo intero cambiò per sempre.

venerdì 9 marzo 2012

Is this a friend or a.....bitch?

Ok eccomi di nuovo.
No, sebbene io stamattina mi sia svegliata piuttosto polemica e anche irascibile, non sto scrivendo per iniziare un'altra delle mie battaglie dal nome "Sputo sentenze perchè devo sempre dire quello che penso". O meglio, è così anche stavolta, ma diciamo che è una più velata polemica su alcuni modi di comportarsi di alcune ragazze in generale, seppur prendendo spunto da qualcosa in particolare.
Dunque vediamo, che mi direste se vi dicessi che, a mio modesto avviso, ci sono delle vere e proprie stronze in circolazione, che amano stare SEMPRE - e sottolineo sempre - al centro dell'attenzione, che ti darebbero persino un pugno in faccia o una testata pur di passarti avanti per mostrarsi belle agli occhi di qualcuno con cui state appena facendo conoscenza o già conoscete ma lei no??
Ebbene, conosco più di una persona così, che non lo fa solo per aumentare il suo (presunto) fascino sul sesso maschile, no: lo fa per apparire più carina con un professore (uomo o donna che sia), per ingraziarsi l'amica bella di turno e sentirsi dire che anche lei è carina quanto quella oggettivamente figa o per il semplice gusto di essere ammirata.
E la cosa che più mi disturba di tutto questo? Non il fatto che una persona fondamentalmente insicura faccia di tutto per cercare di ingraziarsi il mondo, bensì la falsa modestia di cui queste api regine sono animate.
"No, io sono brutta", quando si è perfettamente consapevoli di non esserlo affatto. "No, io non piaccio ai ragazzi", quando si sa indubbiamente che c'è una sfilza di poveri ottusi che sbavano e aspettano che lei si decida -e per inciso, lei non si deciderà mai, perchè sceglierne uno significherebbe dover rinunciare al corteggiamento di tutti gli altri e voi avete mai sentito un pavone che smette di fare la ruota quando sa di essere ammirato? Vogliono sentirsi dire che non è così e lo fanno per puro gusto di ricevere complimenti.
Non è solo la falsa modestia a dsturbarmi, ad essa infatti dobbiamo aggiungere l'ipocrisia, la prepotenza e l'egoismo.
So che apparentemente può sembrare che io stia parlando di un mostro ma se fate bene attenzione, sono sicura che riconsocerete anche tra le vostre conoscenze l'ape regina che vi passerebbe sopra con un camion pur di togliervi di mezzo e avere campo libero per brillare al meglio. Perchè fondamentalmente gli fate paura, siete una minaccia e lei vuole farvi fuori.
Il mondo è pieno di stronzette capaci di tutto, che se ne infischiano dell'amicizia se la posta in gioco è la popolarità e il successo. Nella loro mente contorta, il loro piedistallo sarà sempre il più alto, la loro faccia sempre la più pulita e sorridente e il loro intelletto sempre più brillante del vostro.
Qual è il segreto? Lasciarle convinte che sia davvero così.
Date loro man forte, ditele che non è vero che sono "grasse da far schifo", quanto piuttosto "belle e desiderabili" e che sì, è vero, "sono le più forti, le più intelligenti e gli uomini sono degli stupidi a non accorgersene". La falsità si ripaga con la falsità e state molto attente: se le api regine in questione scelgono voi per dar sfogo a tutte le malignità riguardanti il mondo che le circonda -sì perchè il parlar male degli altri diventerà oggetto fisso delle loro conversazioni- state certe che non perderanno occasione per sputare veleno anche su di voi, non appena voi volterete le spalle, ignare di essere incappate nella trama di una vedova nera pronta a mordervi.
Il mondo è crudele e pieno di squali, di certo poco adatto a chi è ingenuo e innocente, ma può diventare un posto meraviglioso in cui divertirsi e ridere a crepapelle anche se non si è un'ape regina. Come? Basta tenere bene gli occhi aperti e non dare mai troppa fiducia alla stronza di turno.
I segnali per riconoscerla sono facili: grande autostima, falsa modestia, scalpitio quando c'è una nuova consocenza, soprattutto se di sesso maschile e meschinità nel commentare con cattiveria qualsivoglia cosa, persona o circostanza e -cosa più importante delle altre: lo scopo per cui la stronza in questione fa qualcosa. Sì, perchè non crediate che lei vi abbia scelto perchè è realmente interessata ad avere un rapporto umano con voi, no; ci sarà sempre un secondo fine, perchè l'ape regina non fa mai niente se non per un tornaconto personale.
Come so tutte queste cose?
Beh, diciamo che ho una vasta, vastissima esperienza nel settore, solo che io non sono mai stata una stronza, ma mi sono sempre ritrovata dall'altra parte della barricata; ho preso fregature e cattiverie, quindi ho imparato a navigare a vista tra le persone e a individuare da subito le stronze patentate.
Aguzzate la vista e state sempre allerta, in fondo ci si diverte un sacco a far finta di essere innocenti ma essere altrettanto consapevoli di tutta la verità, nient'altro che la verità.
Ape Regina, dica lo giuro! ;)

venerdì 27 gennaio 2012

Rencensione o non recensione, questo è il problema!

Mi sono permessa di parafrasare il mio adorato William Shakespeare perchè stasera voglio affrontare un discorso già fronteggiato altre volte, ma che mi preme abbastanza e che so già scatenerà l'inferno. Ne sono consapevole e me ne assumo tutte le responsabilità, anche a costo di perdere tutte le mie lettrici (che però ho la sensazione che non lo faranno).
Premettendo sempre le solite cose, ovvero che è ben lontana da me l'idea di forzare chiunque a recensire o che scrivo in funzione di quanti commenti ricevo, mi addenro in un territorio spinoso: perchè si recensisce sempre meno.
Le motivazione, tutte giustificatissime, possono essere le più varie e ne ho sentite tante in questi mesi, però qualcosa che non va c'è ed è inutile negarlo. E siccome io sono abituata a dire sempre quello che penso, ho creduto opportuno spiegare qui tutte le conclusioni che ho tratto in tutti questi mesi.
Dunque, premettendo che non sono stata l'unica a notare questa tendenza quanto meno bizzarra, mi sento perfettamente in grado di dire che forse c'è un problema. Perchè siamo onesti, il bello di Efp è proprio quello che chi si diletta a scrivere ha subito un riscontro grazie alle recensioni che, attenzione, non devono essere per forza positive, purché ovviamente si rientri nei limiti della decenza e della buona educazione. E quindi, quando questo meccanismo viene meno, chi scrive storce il naso. Oh, coraggio è inutile negarlo: tutte noi scrittrici quando vediamo un calo di recensioni, storciamo il naso, anche chi ne ha 60 a capitolo e in uno ne riceve 'solo' 40!
Ora, io non mi sto lamentando del fatto che ho visto calare notevolmente le recensioni ai miei capitoli, sebbene sia successo veramente e mi sia ritrovata da un capitolo che ne aveva 15 a quello dopo che a stento raggiungeva le cinque, niente affatto; la cosa strana e che mi lascia parecchio perplessa è la seguente: perchè un'autrice affermata (e magari pure brava eh, non sto giudicando questo e lungi da me dal farlo) anche se scrive una filastrocca, riceve settecento recensioni e qualcun'altra fatica ad arrivare a dieci? Perchè le stesse recensitrici che con un'autrice si definiscono "pigre" con altre autrici si prodigano in recensioni kilometriche ad ogni capitolo? La prigrizia non è un 'male' che se c'è, colpisce sempre?
Allora mi chiedo, perchè se con delle autrici si è pigre, con delle altre no?
Se durante la settimana ad un'autrice viene chiesto insistentemente di aggiornare, perchè poi quando lo si fa (e ripeto non parlo solo di me), non si lascia neanche un parere?
Mi sono posta più volte questa domanda, ma non sono mai riuscita a trovare una risposta, se non quella che per quanto riguarda il mio caso, possa essere uan questione di quanto io rompa le scatole con gli aggiornamenti: una pubblicazione frequente fa svogliare il lettore, mi sono detta. Ma poi, quando ho provato a rallentare, mi stato chiesto di scrivere e aggiornare. Ed effettivamente, non posso dire di non avere seguito. Ogni mio capitolo viene letto da una media di 400-600 persone, almeno da quanto segnala Efp, ma il numero di recensioni diminuisce di aggiornamento in aggiornamento, di storia in storia, quando autrici che sicuramente sono più brave di me dopo soli 2 minuti dalla pubblicazione hanno già 20 recensioni.
Se permettete, il dubbio che qualcosa non vada ci sia mi viene eccome.
La domanda a questo punto è: perchè io due e lei 40? Se faccio schifo, non sarebbe meglio che mi venga detto, così io smetto di pubblicare, anziché continuare ad arrovellarmi il cervello e poi non ho riscontro?
Ripeto, non sto criticando chi legge e passa oltre, sto solo cercando di capire quale può essere il motivo. Perchè tutte abbiamo una nostra vita che ci porta via tempo, tutte abbiamo lo studio o il lavoro che incalza, ma perchè se Tizia pubblica e Caia legge senza recensire perchè è pigra o rischia di essere banale o non ha tempo, poi se 5 minuti dopo pubblica anche la famosa Sempronia, Caia che prima non aveva tempo o era pigra, adesso recensisce?
Inoltre, ho notato su efp un altro paio di cosucce: il primo è che secondo me, le autrici più affermate, forti del "successo" che hanno, leggono di meno le storie delle altre e di conseguenza lasciano meno commenti. Ho avuto più volte questa sensazione e non credo di sbagliare. Non credo sia sempre per la solita scusa di mancanza di tempo, semplicemente non lo fanno.
La seconda cosa che mi sono chiesta spesso è il sistema di come su Efp si faccia "pubblicità" alle autrici. Mi spiego meglio, io sono una cara signora nessuno e intendo rimanere tale, ho il mio seguito e me lo tengo stretto, anche perchè per me già 10 persone sono tantissime, considerando che non ho mai fatto leggere prima quello che scrivo, però ci sono persone che scrivono anche cose di dubbio gusto o quanto meno discutibili e che sono conosciutissime anche se non hanno poi grandi "doti", mentre altre che meriterebbero assolutamente vengono lasciate nella nicchia e spesso ignote ai più. Forse è come ho letto oggi in un commento, probabilmente è perchè essendo diventato Efp una grande piattaforma, si tende a leggere sempre le stesse persone ma siamo dovute arrivare alla creazione di un gruppo Facebook per "sponsorizzare" le autrici meno note. Insomma, non è normale! Un sito di fanfiction dovrebbe dare a tutte la stessa visibilità e le stesse opportunità, quindi incoraggiare anche le lettrici a recensire.
Ma forse il meccanismo di "conosciuta-recensione" è legato più di quanto sembra. Per dire, se Tizia è più conosciuta, tutte tendono a lasciarle un commento perchè è "Tizia". Se Sempronia scrive ma è una 'sconosciuta', Caia che legge anche tizia, non andrà a recensire sempronia, perchè "tanto chi la conosce, seguo la storia, può bastare".
Beh, sappiate che non è così.
Perchè ripeto, per una scrittrice aspirante, sapere cosa pensa il lettore del proprio lavoro è fondamentale: serve a capire come va l'andamento della storia, cosa può o deve modificare o -come è sempre stato nel mio caso - funge da grandissima iniezione di fiducia.
Per questo voglio chiudere questo post molto polemico (sì, stasera mi sento così) facendo un invito a chi legge qui ma anche a chi mi segue e segue le altre autrici poco recensite di Efp: vi prego con tutto il cuore di fermarvi a lasciare anche un solo piccolo commento alla fine della lettura, anche se siete di corsa. Scrivere un "brava" o un "fai schifo" vi farà prendere pochi punti alla fine della recensione ma vi assicuro che è fondamentale per chi scrive. Smettiamola di nasconderci dietro alla pigrizia o alla paura di essere banali, a noi autrici non interessa se ci scrivete sempre le stesse cose, per noi è importante capire che non vi stiamo annoiando. Perchè vi assicuro che vedere che il mio ultimo capitolo di Love Sucks è stato letto da 126 persone al momento, da oggi pomeriggio quando l'ho pubblicato, ma recensito da zero, fa male. Non in senso tragico ma mi scoraggia e mi fa smettere di trovare la voglia di continuare quella storia.
Sì, sono piuttosto accaldata se ve lo state chiedendo perchè le cose storte non mi piacciono affatto e sono portata a credere che ci sia qualcosa di storto ultimamente. A lungo andare potrei anche stufarmi di pubblicare, visto che tanto è poco interessante ciò che scrivo. E non è una minaccia, quanto più una constatazione che come me potrebbero fare molte altre: se io mi scapicollo per dar loro un capitolo, a che serve se poi loro non mi fanno sapere che ne pensano ma lo fanno immediatamente se Tizia ha anche solo scritto "Ciao"?
Ripeto, non c'è bisogno di scrivere una critica al capitolo, basta un giudizio. E ribadisco che non sto costringendo nessuno a recensire, scrivendo questo post, semplicemente sto liberandomi di un peso, perchè penso questo da parecchio tempo e io non riesco a reprimere i miei pareri e devo dirli, prima o poi.
E' tutto. Sono un pò amareggiata e spero di essere capita.

-Cin-

P.s. Si ringrazia sentitamente l'ausilio di Tizia, Caia e Sempronia.