"John F. Kennedy ha detto che nella vita il coraggio è una meravigliosa fusione di trionfo e tragedia... un uomo fa quello che deve... ma è più facile vedere quello che vogliamo vedere piuttosto che cercare la verità, tu pensi di conoscermi ma non è così, questo significa che non sai cosa sono capace di fare, tu mi vedi come una ragazza brillante che ha tutte le risposte, ma non è cosi... forse non sono così responsabile come tutti credono, ma cercherò di migliorare le cose... e quando faccio uno sbaglio, perchè ammettiamolo... capita a tutti... ti prometto che ti chiederò aiuto... non posso farlo da sola... ma se tu mi darai una possibilità, allora insieme potremmo fare grandi cose... ti prometto che se crederai in me troverò il coraggio di realizzare tutti i tuoi sogni... "

-Brooke Davis, "Candidata alla Presidenza" 2x13

lunedì 18 marzo 2013

Quello che so.

Non so che devo pensare. Non lo so se è vero che ci sono dei segnali e se vanno interpretati. Non sono brava in queste cose e anzi, la maggior parte delle volte sbaglio, mi illudo, mi impappino e alla fine ci sto male. 
L'altra parte delle volte, invece, mi faccio dei gran film e poi la realtà è sempre diversa e quando la scopro ci resto di merda. E giusto adesso, mentre sto scrivendo questa cosa, me ne è venuta in mente un'altra e mi sono intristita di nuovo. Perchè forse ho ragione io e gli altri sbagliano su tutto.
Però, se non so interpretare i segnali, sono brava a ricordare quindi posso dire quello che invece "so". 
E allora so che ci sono stati momenti teneri, avvolti in un bozzolo di imbarazzo che sicuramente sarà sempre il più grande ostacolo; so che ci sono stati abbracci più lunghi e significativi del necessario e che sapevano della dolcezza dell'innocenza e di sorrisi tremolanti; so che c'erano le insicurezze che ti intrappolano e ti impediscono di ragionare, nei momenti in cui vorresti essere coraggiosa e fare di tutto ma non riesci a fare proprio nulla, per colpa di quel "e se poi...?" che continua a ronzarti in testa mentre lui ti guarda e tu non sai se muoverti, perchè hai paura che persino respirare possa stravolgere troppo le cose. 
Soprattutto però, so che ci sono state le mani. Quelle due, dannate mani che si sono unite per la prima volta dopo tanti anni, in mezzo alla folla, per paura di perdersi. Probabilmente l'ho sentita solo io ma una piccola scossa elettrica c'è stata. 
Poi c'è stata la mano che ha cercato l'altra mano che sbucava dal braccio, in un improbabile tentativo di camminare vicini; l'altra mano -la mia- si è fatta trovare impreparata però, perchè non si aspettava quel tocco e Dio sa se l'ha gradito. 
Infine ci sono state le mani sul tavolo, legate, intrecciate, che sembravano volerne ancora e che non potevano fare a meno di sfiorarsi, anche se non ce n'era affatto bisogno perchè siamo solo amici e non lo faccio con nessun altro che definisco come tale e perchè eravamo seduti uno di fronte all'altra, con un tavolo a dividerci. So anche che ci sono state chiacchiere e confessioni, sempre con le mani incrociate, una sull'altra, con le dita che giocavano improvvisando lotte che nessuno voleva vincere sul serio e che forse cercavano un modo per parlare più forte di noi, per riuscire a farci stare zitti, a farci smettere di riempire di parole i nostri spazi e ascoltare invece quel loro comunicare stando incrociate. Forse se avessi evitato di raccontarmi, loro avrebbero avuto più coraggio.
Possono le mani essere più espressive del linguaggio? 
So che ci sono stati anche degli abbracci. Lunghi, stretti, voluti. Se chiudo gli occhi riesco ancora a sentirne il profumo, ma forse ho solo un olfatto difettoso e ho visto più in là di dove dovrei andare veramente. 
Alla fine di tutto, c'è stato anche un cd, il segno materiale di una serie di momenti che hanno composto una serata, che difficilmente sbiadirà nei ricordi della mia memoria. 
E di nuovo, non so se quei gesti, quelle mani, quei sorrisi e quegli sguardi hanno significato qualcosa oppure sono solo un modo carino di esprimere un sentimento che non va più in là di dove è fermo da tempo, e più ci penso, più mi dico che devo smetterla di farlo.
Quello che so è che forse, dovrei farla finita di ragionare sulle cose, perchè tanto la vita non è un film e niente va mai come speri o come tu avevi immaginato (o sperato) che fosse e prima che io stia di nuovo male, è meglio che chiuda il discorso e eviti di sperare di poter imparare a conoscere qualcosa che forse non scoprirò mai.